La Tuscia viterbese e i borghi de L’Aquila

La Tuscia viterbese e i borghi de L’Aquila

Un bell’itinerario di 4 giorni tra la Tuscia viterbese e i borghi della provincia de L’Aquila: il ponte lungo del 25 aprile quest’anno ben si presta per tornare in questa zona, che ritengo una delle più belle del centro Italia e che personalmente trovo molto affascinante. Una zona frequentata ma non ancora troppo presa d’assalto dal turismo di massa.

Ci troviamo in zone collinari o addirittura montuose, pertanto mettete in conto di poter avere qualche difficoltà di parcheggio legato alla conformazione del territorio e che il meteo possa variare a distanza di pochi kilometri tra un luogo e l’altro.

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La Tuscia: significato e dove si trova

Ma che cos’è la Tuscia? Sveliamo prima di tutto questo mistero.

La Tuscia corrisponde all’incirca all’antica Etruria perché i Tusci erano appunto gli Etruschi. Il territorio così definito è dunque piuttosto vasto perché si estende tra il sud della Toscana e dell’Umbria ed il nord del Lazio. Per capirci meglio, geograficamente parlando, siamo nella zona compresa tra le attuali province di Grosseto, Spoleto e Viterbo, anche se oggi è soprattutto con quest’ultima che viene identificata.

Visitare la Tuscia significa muoversi dunque in un territorio molto ampio, in cui castelli medievali, borghi arroccati su pareti di tufo, palazzi rinascimentali, giardini meravigliosi e conventi misteriosi si alternano in un paesaggio naturale che alterna pianure interne, dolci colline e ampie aperture sul mare.

Cosa vedere in 2 giorni nella Tuscia viterbese

Premetto che ero già precedentemente stata in questa zona e che avevo avuto già occasione di visitare alcuni borghi come Civita di Bagnoregio o Bolsena, che ti consiglio vivamente. Per questo itinerario invece le nostre mete sono state Vitorchiano, Calcata Vecchia, Viterbo, Caprarola e, anche se leggermente più spostato a sud-est di Roma, il Monastero del Sacro Speco di Subiaco.

Arrivando a Vitorchiano da nord, si incontra un’area sosta per i camper, prima dell’ultima curva che conduce all’ingresso delle mura del borgo: fermati assolutamente qui e prenditi due minuti per goderti la vista panoramica sull’intero borgo.

Riuscirai immediatamente a rendersi conto della sua tipicità. Vitorchiano, infatti, sorge su uno sperone di roccia vulcanica incredibile e le case appaiono come un tutt’uno con la conformazione naturale sottostante, tanto da venire soprannominato il “borgo sospeso”. Il nucleo antico è pressoché intatto ed è considerato come uno dei borghi più belli d’Italia.

Calcata Vecchia (abbastanza simile a Civita di Bagnoregio) è un borghetto arroccato su uno sperone di tufo, uno dei luoghi più suggestivi di quest’area e con un panorama indimenticabile sulla Valle del Treja, soprattutto al tramonto.

Dopo il terremoto di Messina del 1908, molti paesi italiani vengono considerati poco sicuri e con il Regio Decreto del 1935 anche per Calcata si decide il trasferimento dell’abitato in una zona più sicura. Fortunatamente il vecchio borgo non viene completamente abbandonato e non viene pertanto demolito. Calcata Vecchia rimane il luogo d’incontro per coloro che non amano il nuovo ambiente urbano creato nel paese nuovo, persone interessate alla cultura e che apprezzano la vita semplice. Ed è esattamente questa l’atmosfera che ancora oggi si respira tra i suoi vicoli silenziosi.

Negli anni ‘60, nasce così il “Borgo degli Artisti”: Calcata Vecchia diventa una fucina di arte e artigianato, meno di 1000 abitanti che la rendono però culturalmente molto vivace grazie alle associazioni che la tengono sempre viva e che organizzano varie manifestazioni durante l’anno.

Pochi sanno che Viterbo ha il centro storico medievale più grande d’Europa. Nonostante le dimensioni da media città, l’atmosfera e l’architettura del quartiere San Pellegrino sono quelle di un borgo medievale tipico e perfettamente conservato.

La strada principale del quartiere è tutto un susseguirsi di case a ponte e “profferli”, come sono chiamate le scale esterne alle abitazioni che conducono al pianerottolo di accesso e che sono spesso abbellite da coloratissimi vasi di fiori e rigogliose piante ornamentali. Non mancano nemmeno le case-torre, le abitazioni dei ricchi aristocratici del quartiere, caratteristica tipica di tutti i borghi medievali.

Tra il 1200 e il 1300 Viterbo diventa luogo preferito dai Papi per fuggire e sottrarsi ai pericoli della capitale e alle rivolte dell’epoca. Viterbo vive dunque il suo periodo d’oro e per questo viene anche definita “la città dei Papi” o “la piccola Roma”: a testimonianza di questo periodo, nella piazza principale sono visibili due splendidi edifici ovvero la Cattedrale e il Palazzo dei Papi. Quest’ultimo, meraviglioso, colpisce per la sua elegante loggia a 7 archi che domina la piazza: era la loggia delle benedizioni, da cui i Papi si affacciavano per benedire il popolo.

Dopo aver attraversato boschi di noccioli per kilometri, arriviamo a Caprarola, dominata dal palazzo-fortezza che si staglia in cima al borgo, sulla piazza principale. Palazzo Farnese doveva ovviamente, vista la mole e la posizione, celebrare la grandezza dell’omonima famiglia, prima come residenza fortificata e poi come bellissimo palazzo rinascimentale.

Gli ambienti interni, splendidamente affrescati (indimenticabile la Sala del Mappamondo), si sviluppano attorno ad un cortile centrale scoperto. Al pianterreno, vi era lo spazio riservato alle guardie e si accoglievano gli ospiti in arrivo alla residenza del cardinale.

A quest’ultimo era riservato il piano superiore, con due appartamenti distinti, uno per l’estate e uno per l’inverno. Questi due piani sono collegati da una delle opere più belle che abbia mai visto in vita mia, la Scala Regia, di forma elicoidale: da rimanere incantanti a guardarla per ore!

All’esterno, un ampissimo giardino (purtroppo poco curato) conduce ad una serie di fontane e terrazze fino alla Casina del Piacere, nata come rifugio di caccia.

Anche se non proprio rientrante nella zona della Tuscia, per vicinanza geografica con l’itinerario fin qui descritto consiglio di non perdere la visita al Santuario del Sacro Speco di Subiaco. Questo Santuario, noto anche come Monastero di San Benedetto, è uno dei luoghi più importanti per la spiritualità benedettina. Al suo interno infatti è visibile la grotta in cui il Santo avrebbe vissuto da giovanissimo eremita.

Il Santuario del Sacro Speco è visitabile solo con visite guidate e devo ammettere che, forse a causa del grosso afflusso nei giorni festivi, l’organizzazione non è proprio impeccabile. Ma vale la pena armarsi di pazienza e attendere il proprio turno per l’ingresso perché il ciclo di affreschi all’interno è davvero molto notevole.

Il Monastero si compone di due chiese sovrapposte che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata. Quest’ultima caratteristica è anche ciò che colpisce il visitatore che arriva in questo luogo percorrendo la scala che conduce all’ingresso del monastero. La vista d’insieme del Santuario è qualcosa di spettacolare, una di quelle immagini che riescono a colpire persino riguardandone la foto sullo schermo del cellulare.

2 giorni tra i borghi della provincia de L’Aquila

In mio viaggio è solamente a metà e per i successivi due giorni (scarsi) facciamo tappa in Abruzzo, in provincia de L’Aquila.

Il primo borgo in programma è Aielli, soprannominato “Borgo Universo”. Si tratta di un museo a cielo aperto, qui si trovano moltissimi murales di famosi street artists di tutto il mondo, che ruotano intorno al preesistente osservatorio astronomico del paese, la Torre delle Stelle.

Sono circa 1500 gli abitanti di questo borgo, non me lo sarei mai aspettato! E invece, parlando con la giovane barista mentre sorseggio un buon caffè in piazza, scopro che l’amministrazione comunale è giovanissima e che il borgo non è un luogo per soli anziani. Il progetto Borgo Universo nasce proprio dai giovani e dal loro desidero di ridare vita ad un luogo che, diversamente, si sarebbe lentamente spopolato. Anche questa volta sono di fronte a uno di quei luoghi che mi fanno pensare che sono fortunata: abito nel paese più bello al mondo, lasciatemelo dire!

Ci spostiamo ora verso Campo Imperatore ed entriamo nel cuore della provincia de L’Aquila.

La zona è tristemente nota per il terremoto del 2009 che ha devastato queste terre e lasciato molti paesi tra le macerie. Già nel 2016 avevo visitato Santo Stefano di Sessanio e Rocca Calascio, all’epoca praticamente sconosciute ai più, e ho voluto tornarci per vedere come si è evoluta la situazione (e anche perché ne ero rimasta molto affascinata e volevo farle conoscere ai miei compagni di viaggio). Il turismo si è certamente sviluppato ma nel rispetto rigidissimo dell’ecosostenibilità in perfetta integrazione con il territorio circostante.

Anche la ricostruzione post-sisma è andata avanti, nonostante molto sia ancora da fare perché i danni alle abitazioni ed agli edifici pubblici erano davvero ingentissimi. Ricordo che nel 2016 la torre simbolo del borgo di Santo Stefano di Sessanio era mozzata a metà, crollata sotto le scosse. Ora è tornata a svettare sul paese, riconoscibile da lontano come un faro-guida per i visitatori che arrivano in queste vallate.

Il panorama da queste parti è favoloso, poco antropizzato, verde ma sassoso, silenzioso, ammaliante. Santo Stefano di Sessanio fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia ed è in effetti un gioiellino incastonato tra i monti, con un impianto cittadino perfettamente conservato perché, paradossalmente, il paese si spopolò quasi completamente nella seconda metà del ‘900.

A poca distanza, un luogo da non perdere è certamente Rocca Calascio e il suo castello: anche in questo caso il paese ha vissuto una storia di ripetuti terremoti fino al 1957, quando l’intero abitato della Rocca risulta completamente disabitato, dopo anni di declino e progressivo abbandono.

Sull’onda del successo di alcune famose pellicole cinematografiche degli anni ’80 qui ambientate, una fra tutte “LadyHawke”, il castello di Rocca Calascio viene restaurato e alcuni edifici dell’antico borgo disabitato vengono messi in sicurezza.

Oggi il borgo ospita alcune taverne, bar e ristorantini, oltre ad un piccolo albergo diffuso. Anche raggiungere il castello è diventato oggi molto più semplice: è stato infatti istituito un comodissimo servizio navetta (4 euro a persona a/r) che dalla piazza principale del paese nuovo, conduce ogni 20 minuti all’ingresso del borgo antico e da qui in soli 10 minuti si raggiunge il castello. Vista la conformazione del territorio, trovare parcheggio lungo la strada che conduce al borgo antico è tutt’altro che semplice, pertanto consiglio certamente la navetta, che regola gli afflussi in maniera sicuramente più ordinata.

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